Convocazione n. 001/2016 D.P.



Ciao  Pinarelli.

Come potete vedere dalle fotografie allegate siamo piombati al livello più basso immaginabile.
Proprio Sabato scorso, sotto un acquazzone, siamo rientrati con un mezzo ATAC a casa di Lionello.
Non a caso ci hanno dato il posto dei disabili…….. !





Ma tremate gente.    Il President è tornato!

Tanto per non perdere il vizio Venerdì 27 Maggio tutti convocati
alle ore 20,00 presso il ristorante PARADISO TERRESTRE,
sulla Via Appia tra Genzano e Velletri.
Stileremo un accurato programma di ..  preparazione.

Ottima pinsa romana a prezzi modici in un bell’ambiente e
con ampio parcheggio.

Ma poi …. che importa cosa mangiare al grande piacere di rivederci.

Un abbraccio a voi tutti.           The President













PS: Il vs. vecchio President si è evoluto. Scaricate tutti l’applicazione Wathsapp per

potervi raggiungere immediatamente con le ns. chiacchiere ed i ns. cazzeggi.

Castel di Sangro 2015

Qualche scatto dalla Gita a Castel di Sangro organizzata lo scorso week-end e che ha visto la partecipazione di diversi gruppi ciclistici.






 
 

 
 


 



 



 





 


 
 




 


 

DUE ITALIANI ALLA ROUBAIX


Ricevo e pubblico con piacere la coraggiosa ed entusiasmante avventura di Franco e Nino alla Parigi - Roubaix.


Quando Franco Bernardini mi ha proposto di accompagnarlo a “fare” la Parigi Roubaix, la prima sensazione è stata di scetticismo e incredulità. Non tanto per la difficoltà della prova ciclistica in sé, tanto io non pedalavo, ma per tutto quello che riguardava, viaggio, soggiorno ecc. il tutto in soli 4/ 5 giorni. Ma alla fine la tenacia di Franco e il fascino di questa corsa, che ho sempre seguito sin da ragazzo, mi hanno convinto che: si “poteva fare”.
E’ cosi iniziata la preparazione logistica. Si decide che la cosa più conveniente sia di fare base a Roubaix e il giorno della gara ci saremmo trasferiti alla partenza alzandoci presto, molto presto. ALLE 4,30. Già dimenticavo: la famosa PARIGI-ROUBAIX non parte da PARIGI ma da sperduti paesini della campagna francese dove non ci sono né alberghi né ristoranti come abbiamo,  a nostre spese, riscontrato più avanti.
Mercoledì 8 Aprile: partenza da Roma verso le 8,30. Più di 1700 Km in macchina sono stati divisi in due parti. Prima tappa in un albergo di un paesino dopo circa 200 km dal traforo del  Monte Bianco. Arrivati in albergo la sera, decidiamo di fare un sopralluogo, il giorno dopo, sul percorso, prima di arrivare a Roubaix. E cosi facciamo.
Giovedì 9 Aprile: verso le 13,00 arriviamo a Busigny sede di partenza della mitica Roubaix. Un  po’ di delusione devo dire, nel vedere questo piccolo paesino anonimo e deserto, l’abbiamo avuta tutti e due.
Però ci siamo detti: animo mangiamo qualcosa e poi andiamo a visionare, finalmente, il mitico PAVE’. Mai cosa cosi semplice, fu più difficile. Infatti abbiamo girato per quasi due ore sia a Busigny che in vari paesini vicini, senza trovare ristoranti bar. E cosi mogi mogi abbiamo desistito e siamo tornati sull’autostrada per mangiare. La sera arriviamo a Roubaix.
Venerdì 10: Giornata dedicata al sopralluogo sul percorso. Finalmente, penso, ci immergiamo nella leggenda. E cosi è stato. Vedere quei tratti che tante e tante volte ho visto in televisione è stato, non vi nascondo, quasi commovente. E tolgo il quasi quando siamo arrivati al mitico tratto della Foresta di Arenberg. Già c’era gente; chi provava in bici chi osservava il percorso, un gruppo di professionisti della SKY imboccava il tratto a tutta velocità. Incredibile come riuscissero a stare in piedi su quei sassi sconnessi irregolari e viscidi, anche se il percorso era perfettamente asciutto.
Un professionista della BMC volava in terra vicino a noi. Un misto di ammirazione incredulità e allegria ci pervade. Siamo rimasti li, nella storia ciclistica, non so per quanto tempo. Rientriamo a Roubaix per il ritiro del numero di gara. E qui altre emozioni. Anche se diverso, il velodromo di Roubaix fa parte della storia del ciclismo. Fuori il celebre anello del giro finale dentro moderno e affascinante e ci si preparava per il tentativo del record dell’ora del giorno dopo.
Nel tardo pomeriggio in albergo per preparare le biciclette. Si, due biciclette, una da strada  lucida e pronta per il giorno dopo l’altra, di riserva, è una mountain bike. Chissà piovesse. Tanto, pensiamo, non piove e poi farsi i 170 Km della Roubaix in mountain bike è una pazzia penso io.




 
Sabato 11: Ore 4,30 suona la sveglia. Ma siamo già svegli e carichi tutte e due. Fuori piove e fa freddo. Partiamo Franco guida, non contento di farsi 170 Km in bici, se ne fa pure 100 in macchina.
Ore 6,30: siamo fra i primi ad arrivare piove fa sempre freddo. Nel giro di 10 minuti si riempie la strada, il piazzale e tutte le stradine vicine. C’era più gente adesso alle 6,30 che alle 12/14 nei giorni precedenti. Si sceglie la bici, Franco opta per la mountain bike. E’ più sicura certamente. I preparativi sono lunghi ma finalmente dopo un paio di foto, alle 7,30 circa, lo accompagno alla partenza. Partenza alla francese. Rimango quasi due ore a godermi questo fiume incontenibile di appassionati, chiassosi, qualcuno sembra pure brillo, e un po’ folli ciclisti che partono per questa avventura.
Eravamo organizzati in modo scientifico e preciso con computer Garmin rilevatore satellitare collegato a un portatile, e al mio cellulare in modo che potessi seguire a distanza il percorso di Franco la sua prestazione, e cosa più importante, dove si trovasse.
Bene non ha funzionato mai. E cosi ci siamo separati, io via via mi sono fermato a osservare, nei vari tratti di pavé, i concorrenti e, Franco a compiere la sua impresa.
Decido di aspettare Franco nel tratto più prestigioso: la Foresta di Arenberg. Saggia decisione Arrivo verso le 11,00. Assisto ad un dei più incredibili spettacoli che mi sia capitato di vedere.
Un numero incredibili di tifosi ai lati del viscido tratto in pavé. Chi urla, chi ride, chi applaude, chi incita tutti ad andare avanti. E i ciclisti che si buttano quasi ad occhi chiusi in quell’ imbuto affascinante che quasi li attrae e li fagocita. Assisto alle prime cadute quasi buffe. Di lato vedo un ciclista per terra appoggiato alle transenne. Non si può muovere capisco che si è fatto male veramente, rottura del bacino, vengo a sapere più tardi, ma lui è li allegro non si vuole perdere comunque lo spettacolo, e intanto intorno a lui altre cadute altri passaggi incredibili, noto che chi passa più veloce passa indenne chi va piano prima o poi scivola e cade.
12,30 Arriva Franco: Foto ricordo prima di entrare nel mito. Entra nell’Arenberg anche lui e la sua possente mountain bike. E’ un po’ incerto ma tiene bene l’impatto con il pavé grazie ad abilità, fortuna e…..alle ruote della bici.
Ci separiamo di nuovo. Decido di aspettarlo nel tratto finale. Il Carrefour de l’Arbre. Altro mito.
 
Lo aspetto nel tratto finale. Non mangio aspetto che arrivi. Passano le ore. Passano fiumi di ciclisti sporchi, qualcuno con segni evidenti di cadute. Ma tutti determinati ad arrivare, a portare a termine la propria fatica. Molti si sono ritirati e passano a bordo di auto al seguito.


Ore 16,00 circa: Lo vedo arrivare in lontananza, procede ad andatura ridotta, come molti, esce dal Carrefour stanco ma determinato a proseguire. Decido di seguirlo sino alla fine anche nei due tratti finali di pavé. Non si dovrebbe fare, difatti mi prendo pure qualche vaffa in varie lingue, ma lo seguo sino a Roubaix, dove arriva prima lui. Parcheggio ed entro nel velodromo.

  Mi sono perso il giro finale, ma ve bene cosi. Giornata   indimenticabile.


Un rammarico: averla vissuta da spettatore. Ma anche cosi le emozioni non sono mancate.
 

Domenica 12 Aprile: Rientro a casa. Ma prima ci siamo fermati per vedere passare i professionisti. Bello, perfetto, con le loro bici incredibili, tecnologiche e costosissime. Velocità incredibili, tutto nello spazio di pochi minuti. Cosa resta. Un ricordo labile.

Mi accorgo che le vere emozioni i ricordi più forti e più belli sono quelli vissuti il giorno prima, quelli che mi hanno regalato quelle moltitudini di ciclisti che, magari si sono fatti anche migliaia di chilometri in macchina, e poi hanno affrontato la fatica di una corsa come la Parigi Roubaix con lo spirito di:

L’IMPORTANTE E’ ESSERCI.

 
Nino Abate
 
 

 

Qualche scatto dalla Costiera Amalfitana

Inserisco qualche scatto frugale della gita sorrentina che mi dicono sia stata parecchio piacevole nonché partecipata.
Si riconoscono le inconfondibili sagome di Massimiliano, Marco Spark, Ivan, il Presidentissimo, il Generale, Carlo e Marco Ing.