1° Roma - Pescara

1° Roma - Pescara
ovvero
 "dai Cavalieri di Firenze agli sfollati della A25"



Che non fossimo ciclisti normali già lo sapevamo.
Ma leggerlo negli occhi delle persone cui racconti questa impresa fa un effetto strano.
Ti senti orgoglioso e speciale ma anche un po’ matto.
“Da Roma a Pescara in bicicletta?? Ma siete matti!!”: è questo il leit-motiv di questi giorni ed è questo che ci siamo sentiti dire dall’albergatore, dal bagnino, dal giornalaio, dal ciclista mandato dalla divina provvidenza per farci evitare la salita di Piano d’Orta, dall’addetto dell’autostrada, dagli amici al telefono e così via tra occhi sempre più sgranati.

Ma tutte queste persone sbagliano. Pensano solo alla fatica e alla distanza. Non riusciranno mai a percepire le sensazioni, i paesaggi, le risate e le emozioni che ci possono essere in 240 chilometri di Tiburtina.


Era la mattata dell’anno.
Una Tirreno-Adriatico fatta in casa.
Memori della scoppola fiorentina abbiamo affrontato l’avventura con lo spirito del viaggiatore, abbiamo analizzato pedissequamente il percorso alla ricerca di eventuali sorprese in salita, Maurizio si è studiato il percorso con street-wiever, abbiamo caricato il furgone con un quintale d’acqua ecc…
Ma molti non se la sono sentita ugualmente.
Come la tessera dell’Aci, anche la nomina di Cavaliere del Giglio di Firenze, va rinnovata ogni anno e così tanti Cavalieri sono tornati fantini (ogni riferimento a Paolo, Francesco, Marco e Ivano è puramente casuale).

Si possono invece fregiare della novella onorificenza Fabio Manocchi, Franco Bernardini, Ivan Tentarelli, Maurizio Corsetti, Carlo Rosati, Valerio De Seta, Andrea Chendi, Walter Persili e Antonella.
   

Il primo ristoro

Si parte alle 7:05 da Frattocchie di sabato 25 Giugno, in una giornata fortunatamente non caldissima.
In programma ci sono quindi 240 km e gli Appennini da svalicare.
Ci si dirige senza indugio verso Frascati, affrontando la salita che ci permetterà di evitare il traffico del fondovalle, si supera poi Colonna e Ponte Lucano. A Tivoli è già passata più di un ora.
 Il Presidentissimo Sandro Sandroni guida la compagnia dei cavalieri formata dagli “irriducibili” Pieri Marini e Tozzi, Marco, Massimiliano, Luciano, Ivano; da due amici di Luciano facenti parte del GS Esercito (l'Ufficiale dell'Esercito Ten. Col. Walter Persili e Antonella, poliziotta e campionessa di duathlon!); da Valerio, Fabio, Ivan, Andrea, Maurizio, Carlo e Franco che si dimostreranno tutti veramente all’altezza della situazione. Piero Maggio e Lionello (con ginocchio convalescente) si alterneranno tra bici e guida del furgone.







La Tiburtina scorre via veloce e in silenzio.
Ivano si è riempito di crema solare che sembra un fiore di zucca ancora da friggere, tuttavia anche quest'anno i suoi polpacci finiranno arrostiti. Il prossimo anno se la farà con la tuta invernale.
Ci raggiunge anche Lorenzo Grossi, in arrivo da San Polo, che ci accompagnerà fino addirittura a Scurcola Marsicana dove però spaccherà un tubolare. Tuttavia, da bravo ciclista esperto qual’è, riuscirà a tonare a casa col nastro isolante sul cerchio!!

Si viaggia tutti e 17 compatti e in armonia, con media intorno ai 25 come da programma tanto il sole tramonta tardi e non ci corre nessuno appresso.
Notiamo subito l’agilità, al limite dello svitamento-gambe, di Antonella che denota un’ottima preparazione aerobica frutto di anni di corsa e bici. Insieme a Luciano due mesi fa ha affrontato il Giro delle Fiandre con tutti i suoi 260 Km, 18 muri e 8000 calorie consumate, quindi per entrambi arrivare a Pescara non sarà un problema. Sgambetta bene anche Fabio Enel, complice la preparazione per la Maratona dles Dolomites base di ciclocross a San Policarpo e una sella verniciata artigianalmente.




Nel frattempo una potente Passat guidata dalla signora De Seta e con a bordo Elisabetta, Alessandra e Marina e Patrizia raggiungono Sulmona in un batter d’occhio e danno il via al loro sabato alla scoperta dell’Abruzzo, tra confetti e mercatini.
 
Sulmona



Si inizia a salire per Arsoli, salita lunga ma regolare in cui però la bici pare non scorrere. Ognuno la prende del proprio passo visto che è solo il prologo di una lunga serie. In cima ci ricomponiamo; siamo ad un terzo esatto del percorso, facciamo l’amleto un paio di chilometri per decidere dove fare la seconda sosta.
Grazie alla lezione di Todi il furgone è stracarico di acqua e banane minuziosamente acquistate dal Presidente in persona. Negli altri gruppi il Presidente comanda e basta; il nostro invece è operativo al 1000 per mille e ci sceglie pure le banane una per una!




 
La salita di Arsoli

Il secondo stop






Walter e Antonella


La salita di Pietrasecca


Vecchi mestieri

La salita di Pietrasecca è assolata e piena di drittoni, poche auto in giro. La lunga discesa ci fa raggiungere Tagliacozzo dove ci ricomponiamo, aspettando gli attardati. Massimilano, orfano della sua telecamera da casco, registra comunque parecchi video che andranno poi a finire su facebook.
Iniziamo ad attraversare la piana del Fucino dove però inizia ad alzarsi un forte vento, amplificato dagli ampi spazi del grande lago prosciugato. Tutti però paiono pedalare bene. Franco e Andrea tirano con decisione pure controvento; Piero Marini, com’è noto, è in un anno di grazia; Valerio, sfruttando la sua esperienza da randonneur pedala in agilità, così come fa Ivan; Walter invece preferisce la potenza.
Il vento però comincia a pesare. Siamo a metà percorso ed è l’una passata. Il Presidente decide di ripetere l’expolit del Mortirolo facendoci fare una sosta ristoro però con le zampe sotto al tavolo.

E’ una mossa strategica. L’avessimo fatta l’anno scorso anche a Firenze avremmo evitato la sonata collettiva.
 Un bel piatto di pasta la sugo e la possibilità di star seduti una mezzoretta con gli scarpini aperti consente a tutti di ritemprare le energie e affrontare il resto del percorso in tranquillità.
Certo c’è il problema della ripartenza a freddo da non sottovalutare e infatti Walter e Antonella non se la sentono di fermarsi e continuano il tragitto da soli.
Ma sono atleti molto preparati e non avranno problemi a raggiungere Pescara.


 
Il ristoro vero!!

I gestori della trattoria “Al Solito Posto” di Celano ci accolgono con cortesia e calore, ci prendono come al solito un pò per matti ma poi ci fanno pure svariate foto con la promessa di metterle su facebook.
 Si chiacchiera amabilmente tra pasta e insalata, ci si rilassa un po’ troppo e per un attimo ci sfiora l’idea di trasformare la gita in “1° Roma – Celano”.
 Ma gli incitamenti di Sandro sono categorici, dopo una quarantina di minuti si riparte, con Lionello che monta in sella.
Ci ributtiamo sulla ventosa Tibutina Valeria con le gambe di piombo, diversi chilometri serviranno prima di ingranare quindi cerchiamo di andare regolari nel primo tratto, quando si tratta di andar piano siamo imbattibili.
 Ci si divide in gruppetti. Il debuttante Carlo si unisce alla scorta presidenziale formata dai Pieri e Lionello.




  

 
Piana del Fucino


Inizio della salita.. ma manca ancora tanto a Pescara

Le minacciose pale eoliche che si stagliano in cima a Forca Caruso ci fanno intuire che in cima ci sarà ancora più vento. Mancano 100 Km a Pescara quando inizia la salita.
Le pale da valle sembrano minuscoli ventilatori, solo che non arrivano mai. Solo quando ci sei sotto ne percepisci l'imponenza.
Si tratta di circa 9 Km con la pendenza media del 4% ma amplificata dal forte vento. Si cerca di stare in gruppo per coprirsi dalle folate. In questa fase Luciano ribadisce la sua superiorità fiamminga staccando di 200 metri un Marco in ottima forma. Dietro si comportano bene anche Massimiliano, Andrea, Fabio, Ivan e Franco.
Sorpresa della giornata è Maurizio che sfoggia un’ottima resistenza in salita (la fattura a chi la intesto Maurì ?? ndr).
In cima a Forca Caruso i panorami sono stupendi, vale veramente la pena essere arrivati fino qui. Per fortuna non c'è troppo sole altrimenti ci saremmo cotti come patate lesse.
La lunga e veloce discesa ci porta fino a Goriano Sicoli, in questa fase Luciano, Andrea e Marco fanno valere le loro doti di discesisti mentre Lionello fa valere le sue doti gravitazionali visto che ha la vettoriale a suo favore. Discesa blanda invece per Ivano Fabio e Sandro al fine di recuperare energie.
Nelle bellissime gole di San Venanzio, formate nel corso dei secoli dal passaggio del Fiume Aterno, si riprende a salire, Max fa la sua solita sparata in salita e, come al solito, tutti ci cascano e gli corrono dietro.
Ma mancano ancora 70 Km, meglio non far stupidaggini. Da qui si decide di andare tutti insieme visto che il percorso è accidentato.


 


Forca Caruso





 

Le gole di San Venanzio

Sua Maestà la Maiella



Ultimo stop

Dovrebbe essere tutta pianura fino a Pescara, in realtà non è così visto che a nostra insaputa ci sarebbe da affrontare una bella salita di 5 km all’8%.
Ma il fato è dalla nostra parte: un ciclista pomeridiano (che Dio lo abbia in gloria) si unisce a noi e ci da la dritta che farà evitare la strage degli innocenti: lasciare la Tiburtina e dirigersi verso Torre dei Passeri. Salita evitata.
Passiamo accanto al Massiccio della Majella con le cime ancora un poco innevate.
Sono le 18 e abbiamo da pedalare ancora un’oretta. La strada, tra Scafa e Chieti, scorre bene sotto le ruote e ci da la sensazione di non essere troppo sfiancati. Ma basta una rampetta o una accelleratina dopo un semaforo per riportarci alla dura realtà fatta di gambe di piombo, di schiene anchilosate, dei sederi a forma di sella e di tutti gli altri dolori che il sistema para-simpatico possa avvertire.
Ivano è un blocco unico collo-cervicale-spina dorsale (maledetta bici fuori misura!!), Massimiliano litiga con la circolazione dei piedi, Piero sembra che abbia la salina di Cervia addosso, il Presidente urla spesso al Marini di rallentare solo che questi ci sente poco da un orecchio e quindi continua imperterrito a tirare., Luciano e Marco non battono ciglio, qualcuno invece inizia ad avere anche le allucinazioni perché dice di vedere il mare già da Chieti.
Mare che non si vedrà mai visto la spaventosa quantità di cemento presente sul cosiddetto “lungomare” adriatico.








Da Chieti a Pescara è praticamente una città unica e sto vialone con gli alberi tutto uguale pare non finire mai. L’attesa del traguardo è sfiancante. Tutti pedalano benino da Ivan e Carlo, debuttanti su queste distanze a Valerio che ne vanta invece una lunga esperienza. Piero il Marinese inizia a soffrire un pochino ma col suo passetto regolare e tignoso è sicuro di arrivare a destinazione.
Non può darla vinta a Paolo, che lo tormenterebbe per un anno intero.
Meglio crepare sulla bici piuttosto che avere Paolo alle calcagna!

Walter e Antonella, nel frattempo, sono già arrivati a destinazione, ma hanno dovuto fare avanti e indietro diverse volte per trovare l’albergo. Il metraggio conclusivo sfiorerà i 260 Km con tanto di salita spacca gambe da noi evitata.
Entriamo in Pescara trionfani e soddisfatti. Raggiungiamo il porto turistico e ci facciamo fare la meritata foto da un  losco tipo.
Foto ambita e significativa che però  sinceramente non regge il confronto con Piazzale Michelangelo, ma va bene così.
Sono le 19:00. Stoppiamo i computerini a 241 Km circa, in 9:30 di pedalata reale, 2400 metri di dislivello complessivo e calorie consumate variabili da 4500 a 5900 a seconda del metabolismo e della bradicardia di ciascuno.

 







La foto tanto agognata



Facce un po’ stanche ma soddisfatte ripongono le bici in albergo con la coscienza di aver fatto una cosa non da tutti e con la mente già rivolta ai prossimi viaggi. Soddifazione  che non si prova solo all'arrivo ma che bensì è diluita in tutti i 240 chilometri di asfalto.
Anche oggi abbiamo salvato la pellaccia e tenuto alto l’onore della maglia che portiamo. 
Che non fossimo ciclisti normali già lo sapevamo. Da oggi siamo ancora un po’ più speciali.

I Delfini di Pescara:


Sandro Sandroni
Fabio Manocchi
Maurizio Corsetti
Andrea Chendi
Carlo Rosati
Valerio De Seta
Ivan Tentarelli
Ivano Maggioli
Franco Bernardini
Luciano Giusti
Piero Marini
Piero Tozzi
Massimiliano Mampieri
Marco Sparaco
Walter Persili
Antonella
La combo Piero Maggio – Lionello Lupi per il loro sostegno insostituibile




Il Ritorno


Il carico di bici
 Le nostre gite fuori porta sono sempre state molto impegnative. Caserta, Siena, Firenze s’è sempre fatto un botto di fatica all’andata.
Ma ormai siamo ciclisti esperti e arrivare a Pescara per noi ormai è un gioco.
Il Presidente ha allora pensato bene di spostare le difficoltà dall’andata al RITORNO.
Mentre lui tornava a casa tranquillo sul furgone in compagnia di Lionello e Generale, sul pullman dei soldati scelti si consumava l’ecatombe..
Ma già dal giorno prima erano iniziati i problemi.
Il generale scaricando le bici dal furgone incorrerà in una brutta distorsione che lo metterà fuori gioco per tutto il week-end.
Declinata l’idea malsana di farsi il Blockhouse in giorno seguente, la sera stessa un nugolo di ubriaconi affamati si scofaneranno interi piatti di patatine fritte, pizza e birra in barba ai canoni dieta del ciclista provetto.
Il giorno dopo invece uno sciame di ciclisti a petto nudo (con una orripilante abbronzatura a strisce simil-muratore) si aggiravano invece per le spiagge di Francavilla provocando il panico tra i bagnanti.
Quattro distinte signore all’autogrill di Avezzano metteranno in scena un finto parto mettendo in allarme ostetriche e ginecologhe di tutto l’Abruzzo.
E dire che eravamo partiti pure in anticipo. Alle 14:30 eravamo già sul pullman, noi e le bici (comodamente riposte sui sedili), già ci prefiguravamo un rilassante pomeriggio a casa quando all’altezza di Avezzano si consuma il dramma.



Che dire?



Una porta si apre e non ne vuol più saperne di chiudersi.
Quando troppa elettronica entra nella vita di tutti i giorni non è detto che le cose siano più semplici: se la porta non si chiude il pulman non si accelera, se si scollega la porta dal circuito e la si chiude a mano il pullman rimane frenato!!!
Siamo fregati!!
Il nuovissimo pullman della sconosciuta Ditta King Long  è completamente in panne.
Baffo, il simpatico e sventurato autista, cerca di prodigarsi per risolvere il problema ma senza successo. Il bello è che siamo in mezzo all’autostrada con le macchine e i camion che ci sfiorano a pochi centimetri.
Il nervosismo aumenta: Piero si mette in salvo scendendo dal pullman ma lasciando Patrizia sul sedile posteriore in balia dei camion; Massimiliano se ne va a petto nudo per l’autostrada; Ivano e Antonella hanno le bici bloccate sotto al pullman, i maschi del gruppo si preoccupano di irrigare i cardi della banchina autostradale, insomma si passano 4 ore in autostrada senza vedere una via di uscita plausibile. Unica nota positiva è che veniamo citati dal CCISS viaggiare informati.
Ci sfiora l’idea folle: SI TORNA IN BICI!!
Poi fortunatamente un autobus ci giunge in soccorso e ci porterà alla base mentre Baffo, il nostro autista disgraziato, si beccherà pure un verbale.
Riusciremo a guadagnare l’uscio di casa solo alle 22 inoltrate ma comunque sani e salvi.





Il salvatore
Volevo ringraziare chi ha trascorso con me questo Week-end un po’ movimentato ma molto divertente, ringraziare soprattutto Maurizio e Antonella che hanno messo in salvo la mia bici rischiando la vita sull’autostrada e fare i complimenti al Presidente per l’ottima organizzazione. Come dice più di qualcuno.. ha sbagliato mestiere doveva fare il tour operator!



Alla prossima mattata.

Il salvataggio
(cliccate sulle foto per ingrandirle)


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