Sabato 28 è la festa del ciclismo.
Il Passo dello Stelvio é chiuso al traffico automobilistico per tutta la giornata e viene riservato ai ciclisti. Così questa specie di autostrada/pista motociclistica, per un giorno, viene finalmente riportata a monumento naturale ed è presa d’assalto da velocipedi provenienti da qualsiasi parte d’Europa.
Ma che non ti sei portato nemmeno la mantellina?!? |
Le previsioni metereologiche non sono affatto confortanti e la variabilità in cima al passo rende incerti sul tipo di abbigliamento da usare. Ed è così che il Presidente ci fa ritardare la partenza visto che è costretto a risalire in camera ogni 5 minuti per indossare via via capi sempre più invernali; Mampieri sfodera un’utilissima borsetta da manubrio riempiendola di mantelline, Piero indossa la fascia da Rambo per preservare l’ultimo orecchio funzionante. Al grande Bruno invece bastano mezzi manicotti recuperati da vecchi gambali e una mantellina senza maniche aperta dietro per sfidare gli 0 gradi dello Stelvio, ma d’altronde quando uno c’ha il fisico!!
In programma ci sono: scalata dello Stelvio da Bormio fino al bivio dell’Umbrail Pass a 2500 metri (19 Km di salita per 1300 metri di dislivello), discesa nel versante svizzero e risalita dalla Val Venosta più precisamente da Prato allo Stelvio (26 Km per 1850 metri di dislivello).
La salita inizia proprio da Bormio, manco un metro di riscaldamento e subito Bruno va in fuga, non è la classica bottarella: è un allungo vero e proprio, una fuga d’altri tempi di coppiana memoria. Un’inopportuna pioggerella ci accompagna nella prima parte del percorso, speriamo che in cima il tempo sia clemente. L’accordo è che Bruno e Lionello facciano solamente il primo versante, le donne raggiungano la cima in bus nel pomeriggio cariche di abiti di scorta, il resto della truppa sfidino le intemperie e il dislivello tentando la doppia scalata. Tantissimi colleghi ciclisti ci accompagnano lungo la scalata, chi in sella a specialissime in carbonio, chi in MTB, chi in bici da passeggio. La salita è ampia e regolare e si snoda dal fondovalle tra gallerie e tornanti. La parte più spettacolare è però a metà salita dove una quindicina di tornanti si sovrappongono per svalicare un colle a lato di una cascata.
Sono presenti addirittura un paio di punti di ristoro, approntati dai comuni limitrofi, forniti di crostate, banane, integratori e, in quelli di alta quota, anche the bollente. Il tempo pare assisterci, la regolarità della salita (7-9%) permette a tutti di trovare il proprio passo, nessuno si spreme più del dovuto ma d’altronde con questi panorami, tanto vale buttare il computerino. Dopo i tornanti di entra in un vallone. Decidiamo di ricompattarci per percorrere gli ultimi km insieme. La temperatura è scesa di colpo.
A 3 km dalla vetta lasciamo che Lionello raggiunga il passo per poi aspettare Bruno in cima mentre noi svoltiamo verso l’Umbrail Pass per affrontare la discesa. Molto caratteristico anche questo versante, incrociamo in senso opposto molti ciclisti (tra cui un capellone a petto nudo...e noi che ci preoccupavamo dell’abbigliamento!!) La discesa e molto lunga e addirittura sterrata nella seconda parte quindi moderiamo la velocità. Lionello intanto raggiunge il suo traguardo, foto di rito, incontro con alcuni amici e poi discesa. Dopo pochi chilometri incrocia Bruno e decide di scortarlo in cima. Obiettivo raggiunto anche per lui. La temperatura è molto bassa (circa 2°) un vento teso e freddo si sta alzando, comincia addirittura a nevischiare. Meglio tornare alla base.
Gli altri invece stanno attraversando il fondovalle, nuvoloni neri si apprezzano in cima allo Stelvio ma tanto ormai non abbiamo strade alternative. Da Prato inizia un’insistente pioggia. Breve sosta ristoratrice e poi si parte senza pensare a cosa potremmo trovare in cima. Per fortuna dopo Trafoi il tempo è clemente. Anche questa salita è abbastanza regolare ma più dura (9-10%). Ora la maggior parte dei ciclisti sta scendendo a valle, notiamo parecchie MTB. Ci dividiamo come al solito in due gruppetti. Considerando che la salita è lunga 26 km e che stiamo salando ai 9-10 all’ora ci vorranno quasi tre ore soste incluse per raggiungere la vetta.
I panorami sono incredibili, mai vista una salita così spettacolare, le parole non riescono a descrivere. I 48 tornanti si snodano ai piedi del ghiacciaio dell’Ortles e sono tutti visibili dalla valle, il rifugio sembra li ma pare non arrivare mai, i 1800 metri di dislivello si vedono tutti e si sente anche l’altitudine: l’ossigeno è poco e qualsiasi accelerazione si paga. Ci si ferma spesso nei ristori a base di mele, tisane e the ustionante.
L’arrivo ai 2758 metri è quanto di più appagante ci possa essere. Fa un freddo bestia ma i ciclisti sono ancora parecchi. Foto di rito sul podio e ci buttiamo subito in discesa alla volta di Bormio. Stanno per riaprire il passo a momenti e tra poco saremo inondati da moto e auto in crisi di astinenza. Lo Stelvio ridiventerà una specie di grande raccordo anulare e i fischi delle marmotte saranno coperti dal rombo delle marmitte.
La discesa ci fa assiderare e l’ennesima galleria buia con tanto di curva in mezzo ci fa consumare le piste dei freni. Marco, Ivano e Max decidono di riscaldarsi a base di cioccolata calda. Ritorniamo così a Bormio scaglionati. Sono le 16:30 e abbiamo percorso 103 Km con 3200 metri di dislivello. La fatica è stata minore della precedente gita ma l’altitudine ha fatto sentire i suoi effetti. Il grande Bruno festeggia in maglia rosa il successo mentre Max, per reintegrare delle calorie consumate, intinge costolette d’abbacchio nella vellutata di zucchine. Quasi tutti rientreremo a casa con qualche chilo in più rispetto alla partenza.
Si ritorna quindi a Roma con le immagini dello Stelvio stampate in testa ma con la testa già protesa verso nuove avventure e nuovi programmi.
Chissà dove ci porterà il Presidente l’anno prossimo.
Per adesso non posso che ringraziare chi si è prodigato per la riuscita della vacanza e chi ha pedalato accanto a me lungo le vette mitiche del ciclismo.
le foto verranno pubblicate gradualmente ndr
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